Promuovere i prodotti locali per conservare il territorio e la nostra identità

di Redazione
9 Ottobre 2022

“Non solo strumento di marketing ma una necessità storica e culturale”

La guerra in Ucraina non sta mettendo solo in discussione gli equilibri geopolitici globali ma sta cambiando profondamente i nostri modelli di consumo. Caro prezzi, aumento dell’ energia, mancanza di materie prime e beni agroalimentari di importazione sono solo i primi segali di questo cambiamento e delle influenze che sta avendo.

In questo caso abbiamo la fortuna e sfortuna di vivere in Italia, sfortuna perché  non abbiamo sovranità energetica per mancanza di materie prime naturali come il gas, fortuna perché  ne siamo ricchi di altre: quelle agroalimentari ed artistiche.

“L’ Italia è il paese più biodiverso al mondo, nel nostro paese che rappresenta lo 0.5% del pianeta, l’ unica penisola che viaggia stretta da nord a sud in una latitudine perfetta chiusa all’ interno di un mare buono, unica situazione geografica del pianeta. In questo scenario succede che i venti buoni dei nostri mari si incontrano con le arie fresche delle nostre colline e delle nostre montagne, grazie a questa situazione unica al mondo succede che in varie parti del nostro paese nascano dei prodotti unici nel loro genere, tutelati  dal marchio D.O.P (denominazione di origine protetta) , come ad esempio a Pra in Liguria che nasce il basilico più buono del mondo, il San Daniele che è figlio della bora delle Dolomiti, il prosciutto di Parma figlio delle Alpi apuane,  così come la pasta di Gragnano in Campania, dove l’ aria fresca di Castellamare di Stabia si incontra con la Brezza del Vesuvio, in Abruzzo abbiamo lo zafferano più buono del mondo, in Calabria la liquirizia che è figlia dello Ionio, il Mirto in Sardegna, il Pachino in Sicilia, la mozzarella di Bufala e così via. Sempre in questo 0.5 del mondo abbiamo settemila specie di vegetali mangiabili, il secondo paese al mondo è il Brasile che ne ha 3300, qualsiasi regione italiana ha più specie vegetali di qualsiasi stato in Europa, per non parlare delle 58.000 specie animali, il secondo paese è la Cina che rappresenta il 6% del mondo e ne ha 20.000. I francesi sicuramente hanno avuto un impulso innovativo nella viticoltura moderna ma in Italia ad ogni modo abbiamo 1200 uve autoctone contro le loro 222. 533 cultivar di Olivi, il secondo paese al mondo è la Spagna che ne ha 70. Sentiamo molto in questi periodi parlare di mancanza di grano, in Italia abbiamo 140 cultivar di grano duro, il secondo paese è gli Stati uniti che ne ha 6” 

Con questo monologo Oscar Farinetti, patron del marchio “Eataly”, davanti al pubblico della convention di mediolanum, con un Ennio Doris attento e sorridente, raccontava la nostra grande vera ricchezza: “L’ Enogastronomia” .

Sicuramente l’ imprenditore Piemontese non è vicino al mondo dei conservatori, ma ad ogni modo non gli si può non riconoscere di aver portato il brand Italia in giro nel mondo. Ovviamente non soltanto Farinetti ha promosso  l’ eccellenza del cibo italiano, ce n’è stato uno prima di lui, che si mosse non per fini commerciali ed economici, ma filosofici e culturali, sto parlando di Carlo Petrini, fondatore di “Slow food”, un associazione culturale che ha promosso uno stile di vita corretto, contro la globalizzazione e per le salvaguardia della biodiversità e identità culinarie, lanciando un messaggio al mondo delle istituzioni, delle imprese, delle associazioni di categoria e della società civile. 

Un altro esempio lo possiamo portarlo attraverso l’ analisi dell’ attività che svolge Coldiretti, la più grande associazione di categoria degli agricoltori italiani, che già da diversi anni ha messo in campo il progetto “Campagna amica”. Progetto di filiera e rete tra imprese che organizza a spot settimanali dei mercati contadini in città, dove da modo agli agricoltori locali di farsi conoscere ed instaurare un rapporto più diretto con i cittadini.

Il kilometro zero quindi non è una moda passeggera volta al tramonto come qualsiasi altra moda, ma una necessità storica e culturale. Va in questa direzione la legge approvata dalla Camera e dal Senato il 17 Maggio 2022. La norma punta a favore il consumo di alimenti a ‘chilometro zero’, ossia prodotti nel raggio massimo di 70 km, e a ‘filiera corta’, cioè caratterizzati per un solo intermediario massimo lungo la filiera. Diversi gli strumenti messi in campo: dalle aree dedicate in mercati e supermercati, alle regole per la ristorazione collettiva sino alla creazione di due loghi distintivi, per il cui utilizzo illecito sono state previste sanzioni fino a quasi 10mila euro. 

Tutto questo è avvenuto in Italia, nel nostro bel paese, così ricco che non ci rendiamo conto della fortuna che abbiamo ad esserci nati, soprattutto in un momento drammatico come questo dove la crisi del cibo è imminente, ma ci fa ben sperare che queste ricchezze universali non ce le potrà portare via mai nessuno.

Francesco Santocchi