Norme drastiche per frenare il debito pubblico: tagliare tasse per 40 miliardi

di Redazione
1 Marzo 2017

Continuiamo a essere prigionieri del “presentismo”, della contingenza, dell’esigenza di cortissimo periodo, e perdiamo di vista la visione, la strategia, l’analisi dei fondamentali. Su questo – va riconosciuto onestamente – hanno fallito tutte le formule politiche della “Seconda Repubblica”, senza eccezioni. È venuto il momento (sperando non sia troppo tardi) di prendere il toro per le corna, anche perché altrimenti il 2017 rischia di assomigliare pericolosamente al drammatico secondo semestre del 1992: e non certo per il confronto con le autorità europee, ma per il giudizio dei mercati.

L’Italia ha una spesa pubblica al 51-52% del Pil; ha una pressione fiscale (intesa come “mucchio”, come total tax rate fiscale e contributivo) che sulle imprese può superare il 60; e ha per sovrammercato il terzo debito pubblico del mondo, che, solo in termini di interessi, costa ogni anno ai contribuenti oltre 70 miliardi.

Aggiungete un po’ di banche sull’orlo della crisi, i tassi che in tutto il mondo saranno inevitabilmente crescenti, e soprattutto un calendario elettorale (Olanda, Francia, Germania) che farà dei mercati europei un’occasione quotidiana di terremoto, e immaginate facilmente chi possa fare la parte dell’anello debole. Per questo ripropongo la strategia che, con i miei colleghi in Parlamento, proponiamo inascoltati da tre anni, con emendamenti tecnicamente ammissibili, ma sistematicamente respinti in occasione delle ultime tre leggi di stabilità.

Primo: un taglio di tasse superiore ai 40 miliardi di euro. Serve uno shock, una cosa quasi nell’ordine di tre punti di Pil, per scuotere il corpo malato del Paese. Secondo: un corrispondente taglio di spesa, della medesima entità. I nostri emendamenti incidono su municipalizzate, Regioni, acquisto di beni e servizi della Pa, e vera – immediata! – attuazione dei costi standard nella sanità.

A questo, va necessariamente aggiunto un terzo capitolo, in realtà primo per importanza. Un’operazione “patrimonio contro debito”, con un poderoso pacchetto di valorizzazioni e privatizzazioni (senza svendite) per abbattere il debito, e portarlo in un tempo ragionevole sotto il 100% nel rapporto con il Pil. O facciamo cose di questo ordine di grandezza, oppure resteremo soffocati tra tatticismi e “zero virgola”, nelle pause delle “appassionanti” discussioni su legge elettorale, data del voto e scissioni varie.

On. Daniele Capezzone