Scandalo cinese a Milano sul programma Turandot

Una notizia rilanciata dai principali quotidiani nazionali pone nuovamente sotto la lente d’ingrandimento le azioni di soft power cinese. Al centro della scena questa volta è finito il Programma Turandot, progetto nato nel 2009 volto a favorire l’arrivo di studenti cinesi nei conservatori e nelle accademie d’arte italiane.

Nulla di strano sin qui, se non fosse che la larga maggioranza degli studenti arrivati in Italia non avesse la preparazione necessaria per presenziare negli istituti e si sia servita – stando a quanto emerso sino ad ora – del mezzo della corruzione. Le accademie, in particolare a Milano, sarebbero state invase da domande inviate da agenzie private cinesi, che dopo l’elargizione di elevate somme di danaro da parte dei candidati in patria falsificavano i risultati delle prove necessarie per ottenere l’accesso agli istituti, oltre a garantire la borsa di studio necessariaper il trasferimento.

Inoltre, le accuse includerebbero anche alcuni docenti e membri delle commissioni, che avrebbero favorito il superamento degli esami per gli studenti cinesi e l’elevata votazione, necessaria a superare nelle graduatorie gli studenti italiani per ottenere le borse di studio, in cambio dell’elargizione di migliaia di euro. È da annotare che l’elevato numero di cittadini cinesi abbia permesso la sopravvivenza delle piccole istituzioni regionali, che senza il loro arrivo avrebbero subito quantomeno un forte ridimensionamento di entrate economiche. 

In più , l’assenza di controlli ha favorito il protrarsi di questa vicenda negli anni e danneggiato numerosi studenti italiani, superati da colleghi cinesi non sulla base della meritocrazia. Una vicenda che siamo certi continuerà a far discutere e potrebbe ulteriormente ampliarsi, data la sua gravità.