Addio agli effetti dei voucher: disoccupazione giovanile sale al 39,4%

di Redazione
9 Gennaio 2017

Sale la disoccupazione in Italia, anche a causa della crescita di italiani che si mettono attivamente in cerca di lavoro (non riuscendo nel loro intento). Secondo i dati dell’Istat riferiti al mese di novembre, il tasso di senza lavoro è salito all’11,9% registrando dunque un aumento di 0,2 punti percentuali su base mensile e raggiungendo il livello più alto da un anno e mezzo (era il giugno del 2015). La stima dei disoccupati è in aumento (+1,9%, 57 mila senza lavoro in più), dopo il calo dello 0,6% registrato nel mese precedente. “L’aumento è attribuibile a entrambe le componenti di genere e si distribuisce tra le diverse classi di età, ad eccezione degli ultracinquantenni”, annotano gli statistici.

Se il quadro è tutto sommato positivo per le fette di popolazione più avanti con gli anni, per i giovani si registra un balzo del tasso di disoccupazione: si porta al 39,4%, in aumento di 1,8 punti percentuali rispetto al mese precedente, e tocca così il livello più alto da ottobre 2015. L’incidenza dei giovani disoccupati sul totale dei ragazzi tra 15 e 24 anni è pari al 10,6%: poco più di un giovane su 10 è disoccupato.

Passando alle tipologie di contratto, nel mese di novembre sono aumentati gli indipendenti e i dipendenti permanenti, mentre sono calati i lavoratori a termine. I dati mensili, commenta l’Istat, confermano un quadro di sostanziale stabilità del mercato del lavoro che si protrae da alcuni mesi. A ben guardare, però, nel periodo settembre-novembre si è registrato un lieve calo degli occupati rispetto al trimestre precedente: -0,1%, pari a -21mila.

Un fallimento palese delle politiche di defiscalizzazione del lavoro, di incentivi ai disoccupati e dell’introduzione dei voucher INPS lavoro occasionale, detti anche buoni lavoro, tra le novità introdotte con il Jobs Act. Nel 2014 il ricorso ai buoni lavoro è aumentato del 69,6 per cento rispetto al 2013 mentre nei primi mesi del 2015 si era registrato un nuovo picco con un +67% rispetto all’anno precedente. Una tipologia di “ingresso” nel mercato del lavoro che ha continuato a riscuotere successo anche nel corso del 2016, ma oltre a rappresentare una nuova frontiera del precariato, ha avuto anche l’effetto di “drogare” i numeri sulla disoccupazione: percepire grazie ai buoni lavoro compensi superiori ai 3000 euro netti l’anno permette nelle statistiche sull’occupazione di risultare “occupato”, anche se non ci vuole un dottore contabile per capire che si tratta di una soglia che non garantisce affatto uno stabile e dignitoso lavoro dipendente.

Con l’abbassamento di questa speculazione, non a caso, il dato della disoccupazione è tornato a salire anche a livello statistico. A livello pratico, invece, gli inoccupati “sostanziali” ci sono sempre stati.