Sull’utilizzo da parte degli Usa delle basi di Aviano e Sigonella

di admin
12 Aprile 2018

Gli aerei che nelle ultime ore si sono diretti verso la Siria per perlustrare l’area in vista di un eventuale attacco missilistico Usa sono decollati da una base militare americana situata in territorio italiano. Si tratta della base aerea di Sigonella, in provincia di Catania, celebre per la crisi diplomatica tra Stati Uniti e Italia nel 1985, ai tempi in cui Bettino Craxi era presidente del Consiglio. La notizia del decollo da Sigonella dei velivoli dell’aeronautica militare americana viene riferita da diversi media russi, ripresi anche dalla versione araba di Sky News. Secondo le rilevazioni satellitari, si tratta in particolare di modelli Boeing P-8 “Poseidon” in grado di svolgere missioni di ricognizione, sorveglianza e intercettazione anti-sommerigibile.

Su territorio italiano gli Stati Uniti utilizzano in modo parecchio importante anche un’altra base, quella di Aviano (Pordenone), dove peraltro proprio qualche settimana fa è stato vinto un appalto da una ditta campana per realizzare un fabbricato denominato “Vault support facility” destinato ad ospitare le operazioni di manutenzione e revisione delle bombe atomiche Usa ubicate all’interno della base.

In vista di un attacco missilistico di entità pari o superiore a quello dell’aprile 2017, quando da due navi Usa furono lanciati oltre 50 missili contro la base siriana di Shayrat, le due basi potrebbero tornare a far comodo all’offensiva delle forze occidentali. Quello che Vladimir Putin vorrebbe scongiurare, ma che in parte seppur solo con missioni di ricognizione sta già accadendo.

Anche perché, in caso di coinvolgimento delle basi italiane, servirebbe una risposta politica: il Governo uscente dovrebbe autorizzare le missioni magari andando a penalizzare una possibile svolta pro-Putin del futuro esecutivo, specie se targato Lega-M5S. Il governo guidato da Gentiloni ha il compito di sbrigare solamente gli affari inderogabili e potrebbe non avere l’autorità per accordare delle missioni che porterebbero ad un coinvolgimento del paese. Molto probabilmente con l’utilizzo di missili, le basi italiane vengono quasi automaticamente escluse dall’azione: in ogni caso, tra le due basi importanti su territorio italiano è più facile che venga coinvolta quella di Sigonella, perché lì gli americani schierano dei droni che possono volare sulla Siria. Certo, gli americani hanno già molte basi attorno alla Siria, in Giordania e nel Golfo Persico, per cui hanno più convenienza ad usare quelle basi per qualunque tipo di missione aerea, anche solo di ricognizione di droni: non avrebbero alcun bisogno di farli partire da Sigonella. E soprattutto, per missioni del genere non sarebbe indispensabile l’autorizzazione del Governo, assolutamente necessaria solo in caso di decolli per azioni belliche.

Ma agli Usa basterebbe in tal caso usare basi più vicine all’obiettivo, per di più in Paesi che sono già d’accordo nell’attaccare Bashar al-Assad, come le monarchie sunnite del Golfo Persico. Il coinvolgimento dell’Italia, quindi, potrebbe essere semplicemente logistico, con la base di Sigonella utilizzata come semplice scalo di unità dirette altrove e non come base da cui far partire gli attacchi.