Il mondialisimo continua a sbagliare modelli

di Daniele Saponaro
2 Gennaio 2020

Le forze progressiste che negli ultimi decenni hanno cercato di sgretolare le identità dei vari Paesi mettendo in ginocchio i pilastri su cui da secoli è costruiti la nostra società attraversano un momento di evidente difficoltà. 

Il vento sembra soffiare, in questo particolare contesto storico, a favore di tutte quelle realtà che riempiono le piazze parlando di identità e sovranismo.

Gli avversari sembrano in affanno, e anche i testimonial scelti per portare avanti le proprie ragioni non sembrano quelle calamite di consenso che invece avevano a dispozione una volta. 

Pensiamo ai profeti della Beat Generation utilizzati come icone della liberalizzazione delle droghe leggere, oppure a Emma Bonino emblema del referendum pro aborto. 

Oggi i nomi sono molto meno altisonanti, e non sembrano in grado di scaldare le coscienze come sperebbero tutti coloro che li innalzano a esempi da seguire. 

La propaganda sull’ambiente non è affidata ad uno scenziato, uno studioso del clima, un professore universitario, ma bensì ad una sedicenne svedese che punta il dito contro le generazioni che l’hanno preceduta. A Greta poco importa che quegli stessi uomini hanno progettato e messo in piedi tutti quei canali social che le permettono di entrare nelle case di tutto il mondo, invece di vivere nel più totale anonimato come la stragrande maggioranza delle ragazze della sua età. Con il passare dei mesi, perseverando in questo suo tono volutamente saccente giudicante, è riuscita a costruirsi la poco invidiabile immagine di una studentessa estremamente presuntuosa e poco ligia a quelli che sono i doveri dei suoi coetanei. 

Non è andata di certo meglio l’epopea del Capitano Karola, sbarcata in Italia come una paladina dei diritti dei più deboli, ribelle contro il Governo definito gretto e razzista che guidava l’italia lo scorso anno, e diventata per questo subito simbolo delle politiche di sostegno agli sbarchi. 

Il problema dell’avventura del capitano della Sea Watch è stato senza dubbio il tempismo, oltre che la totale mancanza di rispetto nei confronti delle Istituzioni italiane. La ragazza tedesca è infatti sbarcata in un Paese come l’Italia, alle prese da tempo con un’emergenza migranti che aveva esasperato il dibattito politico di quei mesi, probabilmente poco cosciente del pensiero degli italiani, che giusto o sbagliato che fosse era stato palesato pochi mesi prima dai risultati elettorali. 

E’ finita in tragedia, umana e politica, anche la favola di Domenico Lucano e del suo “modello “Riace”, costruito grazie a fondi regionali e mutui per la ristrutturazione delle case dismesse ottenuti per dare accoglienza e ospitalità ai rifugiati e ai richiedenti asilo. Il sindaco venne poi arrestato per favoreggiamento dell’immigrazione clandestina, e candidatosi alla successiva tornata elettorale nello stesso Comune di Riace raccolse 21 voti. Sono ancora in corso i processi per abuso d’ufficio e falso in relazione alle gestione dei migranti a Riace. 

Infine quello che probabilemente è il tentativo più grossolano, le Sardine. In un’epoca nella quale lo scontro politico si gioca quasi esclusivamente su un terreno comunicativo, un presunto leader che lancia proposte al limite del banale chiedendo a chi lo ascolta di accompagnarle da ovazioni, ricorda più il capo classe ad un’assemblea studentesca lontano anni luce da una caratura politica degna di questo nome. 

L’ideologia del mondialismo si è trasformata in una sorta di religione secolare, e ora qualcosa comincia a scricchiolare, ci auguriamo per loro che riescano a trovare qualche nuovo fabbricatore di consenso.