Il coronavirus e l’informazione: senza controlli trionfa la negatività

di Nausica Cangini
23 Marzo 2020

Sempre più spesso sentiamo paragonare la pandemia che stiamo affrontando ad una guerra, usando questo spunto vorrei fare una riflessione sul rapporto tra i mezzi di comunicazione di massa e gli scenari di guerra, o come ritengo più opportuno definire questo momento, l’emergenza mondiale. È sempre esistito fin dalla nascita dei primi strumenti d’informazione, un intenso legame di reciproca dipendenza, come se le innovazioni nel settore della comunicazione fossero di volta in volta al servizio delle operazioni militari e/o delle emergenze globali.

Tuttavia un tempo, gli strumenti a nostra disposizione, avevano credibilità, erano autorevoli, trasmettevano messaggi ed informazioni affidabili. La riflessione che sorge, alla luce della paura che stiamo vivendo in questi giorni è, come si può cercare di rimanere calmi, senza entrare nel vortice della paura, selezionando le informazioni nell’epoca delle fake news? La nostra mente non è in grado di sopportare l’enorme quantità di informazioni alle quali siamo esposti contemporaneamente; la nostra memoria a breve termine e la nostra memoria di lavoro, possono contenere e processare ogni istante solo alcune informazioni e le selezionano solo se risultano essere “coerenti” rispetto agli scopi che in quel preciso momento stanno predominando nella singola persona. Per questo motivo, quando una informazione compromette lo “scopo di sicurezza” dell’individuo, la nostra mente comincia a funzionare seguendo un semplice principio dettato dall’istinto di sopravvivenza: il principio del Better safe than sorry, ovvero “Meglio allarmarsi che non allarmarsi affatto”, nelle persone si attiva un tipo di ragionamento automatico in seguito alla valutazione di un evento come minaccioso. Lo scopo è quello di evitare errori di sottovalutazione del pericolo, pertanto viene privilegiato il focus sull’ipotesi peggiore (in questo caso ad esempio poter morire o far morire qualcuno per il contagio da Coronavirus).

In sintesi si scartano le informazioni più ottimistiche a favore di quelle maggiormente pessimistiche. Non esiste in natura la possibilità di portare a zero la probabilità di un evento, esisterà sempre una quota di rischio che non possiamo controllare. È questa la spirale cognitiva nella quale l’emergenza Covid19 può spingerci, producendo in noi ansia, angoscia o terrore! Nell’emergenza sanitaria globale affiora anche un emergenza psicologica che si sta trascurando. Sarebbe necessario prevedere tra tutte le misure che verranno intraprese anche la possibilità di un sostegno psicologico gratuito e fruibile per tutte le famiglie che si troveranno a dover elaborare questo vissuto, piuttosto che a doversi scontrare con gli esiti economici che questa pandemia arrecherà, nonché con il reinserirsi in un mondo che sarà inevitabilmente cambiato.