_Roberta Pinotti (Pd) è confermata al Ministero della Difesa. Il modello di difesa è in evoluzione, ma ci sono criticità contingenti: come l’impiego dei 7mila militari dell’Esercito nell’operazione “Strade Sicure”, dislocati in funzione di controllo del territorio e anti-terrorismo. Il ministro Pinotti, poi, deve seguire con il dicastero degli Esteri il dossier Libia, dove il governo Serraj stenta a decollare. In attività nel Mediterraneo davanti alle coste libiche ci sono le unità della Marina militare, un gruppo ristretto di militari sul campo, un lavoro d’osservazione d’intesa con l’Aise (agenzia informazioni e sicurezza esterna). Corposo poi il capitolo nomine: oltre al capo di gabinetto da designare, entro febbraio 2017 scadono il capo di Smd, Claudio Graziano, il numero uno dell’Estero Danilo Errico e il comandante generale dell’Arma, Tullio Del Sette.
_Altra conferma quella delle infrastrutture: Graziano Delrio (Pd) ricopre il ruolo dal 2 aprile del 2015. Subito prima aveva ricoperto la carica di sottosegretario alla presidenza del Consiglio dei Ministri. E’ stato anche ministro per gli affari regionali del Governo Letta, sindaco di Reggio Emilia e presidente dell’Anci.
In cima alla lista delle priorità c’è il trasporto pubblico locale. Lo ha detto chiaramente la legge di Bilancio, che ha gettato le basi per un maxi piano di rinnovo del parco autobus in tutta Italia. Contemporaneamente iniziaerà anche la fase operativa del programma di messa in sicurezza delle ferrovie regionali. Entro aprile 2017 andranno chiusi – anche – due provvedimento strategici. Il primo è il decreto correttivo del codice appalti. Il secondo è il Documento pluriennale di pianificazione delle infrastrutture che indicherà le priorità nazionali. Dal Mit dipendono anche l’attuazione del sisma-bonus e il nuovo glossario unico che semplificherà i titoli edilizi per gli interventi privati.
_Il Ministero del lavoro ha avuto un’altra conferma: Giuliano Gentiloni. Proviene dal mondo della cooperazione e sotto il governo Renzi ha varato il Jobs act, mentre nella legge di Bilancio 2017 ha introdotto risorse per la lotta alla povertà e messo a punto un pacchetto di misure per anticipare la pensione. Ora dovrà completare le riforme lavoristiche: a partire dalla riduzione strutturale del cuneo sui rapporti stabili, annunciata più volte nei mesi scorsi, come prosecuzione naturale degli annunciati sgravi contributivi. Bisogna poi far decollare il nuovo sistema di politiche attive, ora in capo all’Anpal; e attuare – con provvedimenti amministrativi – il pacchetto previdenziale contenuto in manovra, dall’Ape agli usuranti. Resta poi da affrontare il nodo crisi aziendali considerato che a fine anno usciranno di scena due ammortizzatori sociali: la mobilità e la cassa integrazione in deroga.
_Veniamo ora a Beatrice Lorenzin, ministro della salute (Ncd) al suo terzo mandato nello stesso ministero. Dal governo Letta in quota Forza Italia, a quello Renzi e adesso come rappresentante di Ncd.
Numerosi i dossier aperti che Lorenzin si ritrova sul tavolo. A partire dai nuovi Livelli essenziali di assistenza (Lea), una partita da 800 mln l’anno vincolati dal Fondo sanitario: si attende il parere delle Commissioni Sanità di Camera e Senato, ma toccherà al consiglio dei Ministri l’assenso finale anche se l’applicazione verrà conclusa nel 2017. Altro nodo è il rinnovo dei contratti per medici e tutto il personale del Ssn, ma anche delle convenzioni per medici di famiglia e farmacie. C’è poi l’applicazione della manovra 2017 alla voce farmaci, in particolare per quelli oncologici e innovativi e per i vaccini. Sul fronte parlamentare spicca la legge sul rischio clinico per gli operatori sanitari, problema sempre più urgente sia per i medici che per gli ospedali: il Ddl è al Senato, ma dovrà tornare in terza lettura alla Camera.
_Altro ministero che ha ricevuto conferma è il Ministro dei beni Culturali e Turismo Dario Franceschini (Pd). È stato ministro per i rapporti con il parlamento nel Governo Letta, Sottosegretario alla Presidenza – con deleghe alle riforme – nel secondo Governo D’Alema. Proviene dalla Dc ed è stato tra i fondatori della Margherita. Franceschini ha avviato un profondo riassetto del ministero, sia a livello centrale sia in periferia: rivisto numero e accorpamento delle direzioni centrali, conseguenza della riorganizzazione delle soprintendenze – elemento che fu molto criticato per gli addetti ai lavori.
Sono stati creati 20 super-musei con direttori scelti attraverso un bando internazionale a cui se ne sono aggiunti altri dieci. Obiettivo principale è mandare a regime la riforma che deve vedere anche completato il reclutamento straordinario di 500 tecnici. Ci sono poi da fare tutti i decreti attuativi della legge sul cinema, in vigore da dicembre 2016. Sul versante turismo, dopo la riorganizzazione di Enit, è atteso il varo definitivo del piano strategico.
_Proseguendo con l’analisi Valeria Fedeli (Pd) è il nuovo Ministro dell’Istruzione, unico ministero ad aver avuto una vera e propria bocciatura in difformità con lo scorso governo (l’uscente Stefania Giannini).
Valeria fedeli nasce a Treviglio nel bergamasco il 29-07-1949 con diploma tramutato in laurea in Scienza Sociali dall’Unsas. Scende in politica dopo una lunga esperienza di oltre trent’anni nella Cgil. Sul sito istituzionale del Pd si definisce “femminista, riformista, di sinistra”.
Tra i dossier più urgenti c’è l’attuazione della riforma della Buona Scuola che è stata una spina nel fianco dell’ex premier Renzi. Resta innanzitutto da capire cosa succederà alle nuove deleghe attuative della riforma, finora rimaste sulla carta. Va poi decisa la sorte del concorsone presidi: doveva arrivare a fine anno, ma ora si è tutto fermato. Con il rischio di trovarsi a settembre il solito boom di istituti retti a reggenza. Tra le prime priorità per l’università c’è l’attuazione delle misure previste dalla manovra: dalle super-borse di studio, alla no tax area per gli studenti più indigenti fino a 270 milioni per i migliori dipartimenti universitari. Da capire anche il destino del decreto sulle cattedre Natta contestato dal mondo accademico.
_Alle Politiche agricole il Ministero è stato affidato nuovamente a Maurizio Martina (Pd). Diplomato all’istituto tecnico agrario di Bergamo e laureato in scienze politiche, il 22 febbraio 2014 è stato nominato nel governo Renzi ministro delle Politiche agricole, con delega all’Expo. Con il precedente esecutivo Letta era sottosegretario nello stesso ministero. È a capo dell’area Pd “sinistra e cambiamento”.
Ha ottenuto con le ultime due manovre consistenti sgravi fiscali per gli agricoltori (1,3 miliardi) e agevolazioni (anche previdenziali) per i giovani. In agenda la priorità è innanzi tutto il negoziato che si apre a Gennaio per la riforma della Politica agricola comune, partita strategica per l’Italia che incassa ogni anno 4 miliardi di aiuti diretti all’Ue. Sul fronte interno dovrà completare la ristrutturazione degli enti vigilati, con la Riforma dell’Agea. Resta aperta anche la questione dell’etichettatura super trasparente dei prodotti alimentari. Dopo il latte, ora viene la pasta. Tra le sfide anche nuovi strumenti per favorire l’aggregazione delle filiere e il rilancio della ricerca.
_Gian Luca Galletti (Udc) è stato riconfermato all’Ambiente. È stato sottosegretario al ministero dell’Istruzione del governo Letta tra maggio 2013 e febbraio 2014, subito prima di entrare nell’esecutivo Renzi. La prima sfida arriva dall’emergenza smog: l’anno scorso Galletti ha dato vita al tavolo sulla qualità dell’aria. Ora che le polveri sottili tornano a salire, si attendono i primi risultati. Nel giro di qualche settimana dovrà firmare anche il parere sul nuovo piano ambientale dell’Ilva di Taranto. Le prossime settimane saranno, poi, decisive per l’attuazione di un pacchetto di interventi sul rischio idrogeologico: soprattutto è al traguardo un prestito Bei da 800 milioni. Ancora bisognerà lavorare sulla gestione delle acque reflue. Dopo la maxi multa chiesta da Bruxelles, andranno sbloccati i fondi fermi. Infine, c’è la partita del Dpr sulla gestione delle terre da scavo: approvato in estate, è atteso ancora in Gazzetta Ufficiale.