Sulla dicotomia Destra/Sinistra: una classificazione voluta dal potere

di Redazione
8 Dicembre 2016

Le categorie storiche della politica che oppongono Sinistra e Destra sono superate. Oggi la sinistra e la destra propriamente intese procedono in un abbraccio mortale per i popoli di tutto il mondo. Ambo gli schieramenti sono fortemente foraggiati dal capitale borsistico finanziario e dalla massoneria internazionale. Già nel ’900 abbiamo assistito a fenomeni “rivoluzionari” da ambo i lati finanziati dalle banche. E’ il caso della Russia del ’17 finanziata da Parvus come dell’appoggio alla Germania hitleriana dai Rothschild o da Prescott Bush. Un gioco delle parti che impone di schierarsi dalla parte del Capitale o dei Sindacati, col PPE o col PSOE in Europa come coi Democratici o coi Repubblicani in USA, con l’Occidente o con l’ISIS, coi Sionisti d’Israele o con gli anti-semiti. Sia dal punto di vista intellettuale, culturale e strettamente politico, il sottrarsi o tendere a superare questo dualismo a favore di terze vie porta ad essere esecrati dalla storia.

Il comunitarismo è quella visione della politica che propone lo studio della storia del pensiero senza pregiudizi o schemi pre-impostati. L’autodeterminazione è un diritto fondamentale tanto per la persona quanto per i popoli. Essa deve essere il risultato di un percorso scevro da sovrastrutture imposte dall’esterno, tanto da stereotipi quanto da strutture estranee all’Uomo e alla sua Comunità. Essa deve essere il risultato di quanto è già in potenza nell’individuo come nella moltitudine, un essere non haberi che deve portare allo sviluppo delle qualità migliori di una persona quanto di una comunità. Oggi abbiamo esperienze politiche che tentano di resistere al dominio del Capitale Finanziario oppure a quello della sua frazione dominante presente nel Main Stream comunicativo come in certi presidi di cosiddetta cultura o arte. A vario titolo le repubbliche bolivariane o socialiste sud-americane, la Russia di Putin, come gli Usa di Trump, la Cina come l’Iran, determinati partiti anti-euro nella UE, scompaginano gli schemi di pensiero ai quali si è abituati ad aderire. Certo ne propongono degli altri, ma possono servire da detonatore per una presa di coscienza dell’Uomo del terzo millennio e per favorire quindi un processo di auto-liberazione ed auto-determinazione.

Nell’era moderna, come scrivevo in un primo articolo per questo giornale, l’unica forma concreta di battaglia è quella interiore. Si può arrivare a ciò con forme di gradualismo che tendano a sganciare la persona da determinati schemi mentali e di pensiero, come allo stesso modo a liberare gli stati nazionali dal monopolio bancario, dai media, dagli schieramenti politici asserviti e in ultima analisi da determinati gruppi di sangue, monarchici e massonici. La finta opposizione propostaci della sinistra contro la destra, che era con l’avvento dei parlamenti dall’800 un semplice sedersi sui due lati dell’emisfero, realizza perfettamente una delle tecniche migliori della perpetrazione del potere imposto dall’alto: il divide et impera. Con questa tecnica si suddividono le menti pensanti nei 2 schieramenti, quindi chi studia Marx non può studiare Evola, chi studia Junger non può studiare Lenin, chi studia Gramsci non può studiare Gentile o Croce. Tutto ciò alla fine mira al culto del pregiudizio vero nemico del pensiero, e la sua ricaduta politica e societaria è quella attuale, una massa informe di individui resi dati interscambiabili che pensano di scegliere liberamente ma che sostengono sempre lo stesso partito: quello delle banche e della tecnica ultra-razionalizzata, quello dei media e del politically correct, quello dell’accademismo scientifico o delle gerarchie religiose, del Melting Pot e dell’American Way of life, quello della lingua Inglese e dei Social Network, quello del cosmopolitismo e della modernità a tutti i costi. Tra i migliori teorici del Comunitarismo e sostenitori del superamento della dicotomia Sinistra/Destra, abbiamo Costanzo Preve, Diego Fusaro, Massimo Fini, Alain de Benoist e Alexander Dughin.

Roberto Siconolfi