Fermo, il medico legale: “Emmanuel morì per l’impatto col marciapiede”

di Redazione
11 Novembre 2016

“Da tali elementi, a riscontro di un apparato dentario indenne da lesione traumatiche, si può dedurre che l’energia” con cui l’Emmanuel è stato colpito al volto “sia stata di grado moderato”. Un punto cristallino e inconfutabile quello messo dal medico legale della procura di Fermo, Alessia Romanelli, sulla vicenda di Emmanuel Chidi Nnamdi, il nigeriano morto a Fermo il 5 luglio scorso dopo la lite con Amedeo Mancini.
L’esame autoptico è stato depositato il 25 ottobre e la notifica è arrivata solo qualche ora fa. Ne emerge che il pugno inferto da Mancini nei confronti di Emmanuel ebbe “un’energia di grado moderato”, quindi non letale. Il nigeriano, insomma, morì per aver battuto la testa in terra dopo la caduta. Non solo. Nero su bianco il medico legale ha smentito la versione fornita dalla vedova Chinyery (già contestata da vari testimoni oculari perseguitati in estate e accusati di xenofobia), secondo cui suo marito era stato colpito dietro la nuca dall’ultrà (ma poi cos’è? Una professione? Fa parte del pedigree di qualcuno? È stata una rissa da stadio?) con un palo stradale.
“Si ritiene – si legge nella relazione – che il capo di Emmanuel sia stato attinto da due colpi”: uno compatibile con il pugno ammesso anche dallo stesso Mancini, e un “colpo a livello occipitale che ha a sua volta provocato il trauma cranico” che “per quanto attiene la produzione, il mezzo può essere identificato in una superficie ampia lineare”. Tradotto: un marciapiede.

Adesso il pm chiuderà le indagini. Intanto Mancini resta ai domiciliari, e dei paladini della tolleranza non c’è più traccia. Quello che si era trasformato in un agguato contro un immigrato indifeso si rivela ogni giorno di più per ciò che è stato realmente: una rissa da strada finita in tragica fatalità.