Il decreto Caivano segna una svolta: pugno duro dello Stato
8 Settembre 2023
Ieri è stato il giorno del Consiglio dei Ministri. Giorgia Meloni ha riunito a Palazzo Chigi i suoi ministri per discutere delle nuove misure da dover prendere in seguito agli ultimi fatti di cronaca. Dopo la visita del premier a Caivano, dove due ragazzine hanno subito una terribile violenza da un gruppo di coetanei, il decreto del governo è incentrato sulla lotta alla criminalità, soprattutto quella giovanile.
Il CdM ha dato via libera all’istituzione della ZES (Zona Economica Speciale) per tutto il Sud (era ora, si può dire!), allo stanziamento di 45 milioni di euro per risolvere le criticità di Lampedusa – un hotspot per immigrati clandestini in totale caos – e alla proroga dell’introduzione dello stop alle auto Euro 5 in Piemonte (di cui abbiamo parlato qui).
Come ha riportato in conferenza stampa il Premier Meloni, con le misure introdotte lo Stato ha deciso di non tirarsi più indietro. Caivano è stato solo uno dei tanti episodi dove abbiamo tutti notato l’assenza totale delle istituzioni.
È stato previsto il daspo urbano, cioè il divieto di accedere a determinate aree, per i quattordicenni. Infatti, prima era possibile utilizzarlo solo per i maggiorenni. Superfluo ricordare che ormai la criminalità ha un’età sempre più giovane. Le famose baby gang non sono un mito della destra… è forse la sinistra che non ha voluto mai occuparsi della criminalità che in Italia si è diffusa in questi anni.
Sempre in merito alla criminalità giovanile, il Questore potrà proporre all’Autorità giudiziaria di vietare, ai soggetti di età superiore ai 14 anni, di possedere o utilizzare telefoni cellulari. “Le norme sono state il frutto”, ha detto il premier, “dell’interlocuzione che a Caivano abbiamo avuto” con le persone che ogni giorno, sul territorio, aiutano i giovanissimi ad allontanarsi dalla criminalità.
Gli interventi securitari, legati ai più giovani, non sono solo repressione – come alcuni giornali hanno detto in questi giorni – ma è soprattuto prevenzione. Certo è che non deve essere lo Stato ad educare i figli, è compito, ancor prima della scuola, della famiglia educare. Ma è altrettanto certo che lo Stato non può permettersi più di ritrarsi e non guardare alla diffusione della criminalità.