I costituzionalisti si mettano l’animo in pace: il Premier lo sceglie il popolo

di Marco Bachetti
14 Dicembre 2016

Ho tentato, ma non ce l’ho proprio fatta! Ho provato a trattenermi e a lasciar correre ma ritengo l’ottusità autoreferenziale una patologia di gran lunga più pericolosa nonché fastidiosa della semplice e banale ignoranza. E non potevo di certo soprassedere dinanzi all’alzata di scudi da parte dei difensori del dogma costituzionale inerente la procedura per la nomina del Presidente del Consiglio. Quando poi il simpaticissimo prof. Guido Saraceni da Teramo è intervenuto nel dibattito con il suo ironico e paternalistico avviso agli studenti nel quale consigliava di abbandonare la Facoltà di Giurisprudenza a tutti coloro che avessero pubblicato sui social media la fatidica frase “un altro Presidente non eletto dal popolo”, a questo punto non sono proprio stato in grado di arrestare le mie mani sulla tastiera del pc.

Se giocando a calcio mi infortuno e dico di essermi preso una storta, non mi aspetto il rimprovero della comunità medica per la quale trattasi di trauma distrattivo/distorsivo della caviglia. Allo stesso modo se domando ad un sacerdote quanto durano di solito le sue prediche difficilmente mi sento rispondere che tecnicamente dovrei parlare di omelie. Esiste sul piano dei rapporti sociali una varietà di registri linguistici, pur rendendomi conto che taluni amanti del giuridichese saranno stati percorsi lungo la schiena da un brivido di freddo. Il linguaggio comune, che orrore!

Cavillosi studiosi dei tortuosi meandri della nostra Costituzione forse non hanno avuto il tempo di dedicarsi alla storia politica italiana degli ultimi decenni. Quando si parla del passaggio dalla Prima alla Seconda Repubblica avvenuto all’inizio degli anni ’90 non si fa riferimento alla maggiore fantasia per i nomi e gli acronimi dei nuovi partiti (da PCI, PSI, PRI, PLI a FI, LN, DS, AN) ma alla sostituzione del sistema proporzionale con quello maggioritario. Semplificando, mentre prima i cittadini si limitavano a votare un partito e ad eleggere i parlamentari, a partire dalle elezioni politiche del 1994 i cittadini hanno indicato di fatto il loro candidato Premier e capo della coalizione. Purtroppo però questa innovazione presente nelle leggi elettorali e soprattutto nella prassi politico-istituzionale non ha trovato l’opportuno riscontro in una puntuale revisione costituzionale: dal ’94 in poi i cittadini votavano il loro candidato Presidente del Consiglio ma seguendo alla lettera il dettame costituzionale era sempre il Presidente della Repubblica a nominarlo. Nessuno può mettere in discussione il fatto che Berlusconi nel 1994, nel 2001 e nel 2008 e Prodi nel 1996 e nel 2006 siano stati eletti dal popolo. Come nessuno mette in discussione il fatto che Margaret Thatcher, Tony Blair o David Cameron siano stati eletti dai cittadini britannici: eppure anche il sistema politico del Regno Unito prevede che il popolo elegga solo il Parlamento e che la nomina del Prime Minister spetti alla Corona. Ma per prassi il Re o la Regina danno l’incarico al capo del partito che ha vinto le elezioni ed in Italia con il bipolarismo negli ultimi decenni è accaduto questo. Anche dopo le ultime elezioni del 2013, il Presidente della Repubblica diede in un primo momento l’incarico di formare il governo a Pier Luigi Bersani che era il candidato premier della coalizione che aveva ottenuto la maggioranza relativa dei seggi. Non essendo riuscito a formare il governo, l’incarico fu poi assegnato ad Enrico Letta poiché spettava a lui in qualità di vicesegretario del Pd.

Pertanto seppure il registro linguistico giuridichese si indigni a sentir parlare dell’anticostituzionale “presidente eletto dal popolo”, indubbiamente la prassi politica degli ultimi decenni lo ha tranquillamente permesso ed anzi lo ha promosso come elemento chiave per avvicinare la democrazia italiana a quella degli altri Paesi occidentali. Temo tuttavia che per i cultori della Bibbia costituzionale l’indicazione diretta del candidato Presidente del Consiglio sia vista più come una violazione del testo sacro che come la naturale evoluzione del nostro sistema democratico. Non a caso sono gli stessi che invocano la deriva autoritaria ogniqualvolta vengano accostate le tre paroline magiche riforma costituzionale, elezione diretta e governo. A questo punto mi permetto di completare la frase bandita da tutte le Facoltà di Giurisprudenza e bannata dalle maestrine social: “basta con i presidenti non eletti dal popolo…così si torna alla Prima Repubblica!” .