Bergoglio e l’arte: se il Papa è ammiratore del “pop” postmoderno

di Dalmazio Frau
22 Dicembre 2016

E così, approfittando del “pensionamento” dell’ottimo Paolucci che, voluto da Papa Benedetto XVI, ha magistralmente guidato quello che è forse il più grande museo del mondo, ovvero i Musei Vaticani, finalmente Jorge Bergoglio ha potuto collocarvi una sua creatura come nuova direttrice. Siamo certi che Barbara Jatta, sarà una eccellente amministratrice dell’innumerevole ricchezza museale del Santo Soglio, ma ciò che personalmente mi lascia ancora una volta perplesso è l’approccio di Bergoglio al tema artistico. In precedenza infatti, così ha scritto in un’intervista nel volume La mia idea di arte (Mondadori): I Musei Vaticani non devono essere una «raccolta del passato piena di polvere e soltanto per gli eletti e i saggi, ma una realtà vitale che sappia custodire quel passato per raccontarlo agli uomini di oggi, partendo dai più umili, e tutti insieme disporci così, con fiducia nel presente e nel futuro».

Frase, mi si permetta, alquanto dubbia e discutibile tanto che ha provocato l’aperto “contrasto” proprio con Antonio Paolucci già Soprintendente del Polo Museale Fiorentino che con puntiglio e fierezza tosca ribatte così al vescovo di Roma proprio nell’occasione della presentazione al pubblico del libro: «No, santità – dice Paolucci – i musei non sono luoghi polverosi sono modernissimi e gli esperti sono donne e uomini che sanno parlare a tutti spiegando che il museo è un luogo attualissimo. Raffaello e Caravaggio parlano agli uomini e alle donne di oggi. L’arte è sempre contemporanea». Sempre allora, Antonio Paolucci mosse un solenne invito a Francesco affinché uscisse da Santa Marta e si recasse a vedere la ricchezza incommensurabile dell’arte esposta in Vaticano, guidato da lui in persona, alludendo così, con velata ironia e sottile garbo, al fatto che sino ad allora, Francesco, si fosse ben guardato dal compiere quel tour che ogni giorno fanno decine di migliaia di turisti provenienti da ogni parte dell’Orbe.

Ancora nel suo libro, Francesco invita i musei a ricevere nuove forme d’espressione artistica proveniente da tutto il mondo, lui che non ha fatto mai una visita ufficiali ai Musei Vaticani se non una comparsata alla Cappella Sistina con alcuni diseredati romani. Bel gesto, ma di là dalla “comunicazione non verbola”, cosa ha portato? Del resto è noto che l’arte apprezzata da Bergoglio non sia quella del risplendente “passato” – l’unica attuale e contemporanea, come giustamente ha ribadito Paolucci – ma piuttosto quella postmoderna nata da materiali di scarto e realizzata da non artisti.

Secondo Bergoglio dunque «L’arte può essere un veicolo straordinario per raccontare agli uomini e alle donne di tutto il mondo, semplicemente, la buona notizia di Dio che si fa uomo per noi, perché ci vuole tanto bene. E questo è bello!». Un pensiero lievemente riduttivo, limitato e limitante che certamente non sarebbe stato gradito al fondatore della Compagnia di Gesù, al grande hidalgo Ignazio da Loyola, ma ogni secolo ha ciò che si merita!