Repubblica vuole spiegarci come essere conservatori
31 Agosto 2023
Non è la prima volta che Repubblica si prende la briga – non richiesta – di spiegarci come dovrebbe agire un “vero partito conservatore”, già in passato da Michele Serra ad altre note firme del quotidiano che fu di Eugenio Scalfari si prodigarono in attente analisi e consigli su come agisce o si comporta un “vero conservatore”, peccato non utilizzino la stessa devozione nello spiegare alla sinistra italiana come agiscono e si comportano i “social-democratici”, anche se – supponiamo noi – non ne caverebbero un ragno dal buco.
Non ci è dato sapere se nei corridoi della redazione circolino copie -mal lette – de “Il vero conservatore” di Barry Goldwater, oppure se qualcuno ha rispolverato il nostro Prezzolini per giustificare tanto interesse nel voler insegnare ai conservatori come essere conservatori. Nel dubbio li invitiamo il 29 e 30 settembre all’Italian Conservatism cosi avranno tempo e modo di vedere i conservatori da vicino, senza poi dover azzardare descrizioni folcloristiche a tinte fosche sulla solita Spectre nera che si agirà per Roma.
Questa volta l’insegnamento non richiesto non ricade nella sfera della pura dottrina, al contrario si estende al tema che da qualche tempo è caro alla sinistra, l’immigrazione . Quella clandestina che però guai a chiamarla così, quella della tratta di esseri umani fatta dagli scafisti, quella delle ONG che ci speculano e delle coop “rosse” che ci hanno costruito sopra un giro d’affari. Per dieci anni, quelli in cui la sinistra si è incollata al potere in Italia pur non vincendo le elezioni, in Italia sono arrivati 900.000 migranti, e quando a destra qualcuno sollevava perplessità o si scagliava contro, a sinistra partiva il coro costituito dal solito ritornello:“ ecco la destra xenofoba e fascista”. Succede ora però che a suonare l’allarme sono gli amministratori locali del Pd, primo fra tutti il “segretario che non fu” Bonaccini, e a seguire tutti fino al Sindaco dai calzini arcobaleno Sala.
Gli stessi che negli ultimi dieci anni hanno taciuto per non urtare la narrazione del partito, ligi all’ortodossia e che oggi risultato un tantino ipocriti. L’emergenza c’è, su questo non ci sono dubbi, ma è la conseguenza di un decennio di politiche sbagliate e dieci mesi di governo Meloni non possono rispondere per dieci anni di sinistra.
L’Europa ha le sue colpe, e sono tante, in primis quella di fare solo parole, e produrre dichiarazioni che rimangono sulla carta, come ricordato oggi su Nazione Futura da Michela Mercuri. L’Italia sta giocando la sua partita in solitaria come sempre, ma come sosteniamo noi “ meglio soli che male accompagnati”. La solidarietà “obbligatoria” europea si è persa per strada come tutto ciò che passa per Bruxelles, buona ad imporci ecofollie e isterismi vari e poi latitante nelle cose che contano.
Il “Piano Mattei” deve dare i suoi frutti, l’accordo voluto dall’Italia con la Tunisia deve essere corroborato dai danari europei annunciati, perché un paese in default non può far nulla, questo lo dovrebbero sapere anche i sapienti analisti di Repubblica ma cosi non è a quanto pare.
Il governo deve attuare la linea dura, questo fa un governo conservatore, con qualsiasi mezzo necessario, qualsiasi. Nessuno a destra ha mai messo in dubbio l’immigrazione regolare, cosi come nulla togliendo a Francesco Bei, non è da conservatori regalare la cittadinanza italiana. La Patria non è un etichetta, ma un vincolo di sangue, non si mette in vendita, non si distribuisce, ma si conquista. La patria è un tumultuoso insieme di emozioni, un brivido che attraversa la schiena, è la consapevolezza dell’onore, il peso del dovere. Non basta arrivare sulla nostra costa, o nascere sul nostro suolo italico per essere italiani, bisogna essere essere parte di “quel vincolo fatto di molti vincoli che stanno nella nostra carne”, oppure conquistare l’onore di essere italiani. Voi mi direte ma quanti italiani non si meritano questo onore? E noi vi rispondiamo che anche Efialte era spartano, ma il suo tradimento nulla levò alla gloria di Sparta.
I conservatori fanno questo, preservano l’onore, custodiscono la memoria e costruiscono il futuro sulla rotta tracciata da quella tradizione. Non si costruisce nulla sul fango, nulla sulle sabbie mobili, e non si regala l’appartenenza, gli Ateniesi tanto edulcorati lo sapevano bene.
Le emergenze vanno affrontante per quello che sono, emergenze, senza perdere di vista l’interesse nazionale di un popolo il nostro che non ha mai voltato le spalle agli ultimi, ma si è sempre prodigato ovunque, in ogni teatro. Ma non possiamo permetterci questi numeri, questa quantità di minori non accompagnati che ci costano 100 € al giorno, soldi che molti italiani non hanno. Dietro all’immigrazione c’è un business che ripugna ogni cristiano, che indigna per la crudeltà cui quegli esseri umani sono sottoposti, ma indigna anche per la “non vita” che li attende qui. Questa non è la terra promessa, questa è una valle oscura che finirà per inghiottirle prima le speranze e poi la vita. La “terra promessa”di un uomo è la sua patria, là dove scorre il suo sangue, la dove vive la memroia della sua famiglia, ed è li che noi dobbiamo far rivivere quelle speranze. Chi cara Repubblica sa questo più dei conservatori?
Dare asilo al Naufrago e consentirgli di riprendere il “nostos” verso la propria patria non è questo l’insegnamento che ci giunge già da Omero. Oppure i versi del “ cieco di Chio” non hanno valore quando contrastano cin la vulgata comune. Noi possiamo accogliere una piccola quota, quella richiesta dalla imprese, quella a cui possiamo assicurare il futuro. Non possiamo più consentire l’illegalità diffusa nella nostre città, le baby gang che terrorizzano interi quartieri e mezzi pubblici, non è possibile sperperare danaro in carrozzoni e progetti per rifugiati, quando di veri rifugiati non vi è traccia. Questa è l’amara verità, che per dieci anni la sinistra non ha voluto vedere, ed oggi come è nel loro costume da autentici marziani scoprono una verità che tutti conoscevamo.