Le Europee si avvicinano: il centrodestra si allarghi per cambiare l’UE

di Lorenzo Bertolazzi
12 Settembre 2023

L’imminente raduno di Pontida, i distinguo di Forza Italia, le critiche all’operato del commissario
Gentiloni, la difesa di quest’ultimo dal Pd di Schlein e Giuseppe Conte sempre più leader
dell’opposizione. Insomma, la campagna elettorale per le elezioni europee di giugno 2024 è già
iniziata.


Ancora una volta saranno la cartina tornasole per verificare lo stato di salute dei vari schieramenti.
Dal lato destro, Giorgia Meloni spera di bissare sostanzialmente il risultato delle politiche, Salvini
vorrebbe centrare una risalita dopo il flop del 2022 e Forza Italia è oggettivamente un’incognita, a
metà tra l’inesorabile declino e la forza propulsiva di quello che potremmo definire “attaccamento
alla maglia” dopo che il suo grande Presidente Silvio Berlusconi ci ha salutati. Dal lato sinistro,
invece, la partita più difficile la gioca Elly Schlein, chiamata a non far sprofondare ulteriormente il
suo partito e a non subire il sorpasso del Movimento 5 Stelle di Conte, sempre più in scia secondo i
sondaggi.


Ad ogni modo, per Giorgia Meloni non c’è solo la sfida interna legata alle percentuali del suo
partito ma un’occasione unica per cambiare veramente la storia politica della governance europea. I
socialisti e i partiti di sinistra vivono una crisi diffusa ormai in molti paesi del vecchio continente,
l’opportunità di sganciare il PPE da Timmermans e co. per far nascere una nuova alleanza con i
conservatori di cui Giorgia Meloni è presidente si offre in questa tornata elettorale più verosimile
che mai. Per questo, pur con un sistema proporzionale, sarà comunque importante per il
centrodestra dare l’idea di avere una visione comune dell’Unione europea del domani, così come
giocheranno un ruolo fondamentale le relazioni positive stabilite dalla Meloni con l’attuale
presidente della Commissione Ursula Von der Leyen, l’autorevolezza di Tajani e il pragmatismo di
Salvini a cui spetta il compito di trovare la formula più adatta per convivere anche con la destra
europea più radicale, valutare cosa vorrà fare la Lega da grande e se includere o meno alcune forze
politiche discutibili in un’eventuale maggioranza.


Se Giorgia Meloni riuscirà anche in quest’altra impresa, mettendo in secondo piano l’asse Parigi-
Berlino e diventando a quel punto lei la donna punto di riferimento in Europa, ce lo dirà il tempo.
Certo è che i presupposti sembrano buoni, come dimostrano le ultime sparate dei socialisti sui temi
ambientali ed energetici, desiderosi di piazzare le ultime follie ideologiche e terrorizzati al pensiero
che il primo ministro italiano possa sostituirsi a loro anche come indirizzo politico dell’Unione.


Proprio qui sta il cambiamento di fondo. Una maggioranza diversa da quella attuale non può ridursi
ad uno scambio di pedine o di incastri come se fosse il gioco di Tetris. Una Commissione e un
Parlamento a maggioranza popolare e conservatrice dovranno essere la svolta vera che possa
finalmente far ripensare senza remore l’intero ruolo dell’Unione europea.

Inutile girarci intorno, gli ultimi decenni hanno dimostrato che sulle grandi sfide internazionali la risposta dell’Europa non è mai stata efficace. Da quando ha sostanzialmente abbandonato i legami culturali che sono il significato più profondo di questa istituzione e si è trasformata, invece, solamente in un’unione
finanziaria e di austerity, l’Europa ha fallito su tutti i fronti: crisi economica del 2008, crisi
migratoria, crisi terroristica e crisi sanitaria. Viene ormai percepita dai suoi cittadini distante dalle
loro esigenze, arroccata e iper accentrata tra Bruxelles e Strasburgo, sempre più incline ad
intervenire, a regolamentare, a limitare sia il mercato sia la vita privata degli individui.

Prendere atto di cosa è diventata l’Unione europea e cambiarla in una direzione meno dirigista, più vicina
all’individuo e alla mano invisibile sarà una sfida difficile, non ci sono dubbi, ma è vero anche che
mai come in queste prossime elezioni il traguardo delineato prima sembra intravedersi in
lontananza.