Le acque di Fukushima oltre ogni disinformazione

di Alarico Lazzaro
3 Settembre 2023

Lo scacchiere geopolitico ed economico del Pacifico trema come tremò impetuosamente il territorio del Sol Levante l’11 marzo 2011. Alla tragedia del terremoto e maremoto del Tohoku seguì il disastro nucleare di Fukushima, paragonabile solo a Chernobyl per il livello 7 della scala INES.

Al proverbiale spirito di abnegazione e sacrificio del popolo nipponico nel reagire alla crisi seguì inoltre una svolta politica epocale, con il ritorno al governo del Partito Liberal-Democratico nelle elezioni anticipate del 2012 e di Shinzo Abe come Primo Ministro.

Oltre un decennio dopo è proprio dell’esecutivo conservatore di Kishida la decisione di cominciare un processo di rilascio nell’Oceano delle acque di raffreddamento di Fukushima, decisione che ha provocato la furia degli avversari dei nipponici nel Pacifico.

La Cina di Xi Jinping ha infatti deciso di vietare importazione, pesca e vendita dei prodotti marini provenienti dal Giappone. A far eco alle proteste del Dragone anche Hong-Kong e Corea del Nord, mentre dal governo di Seoul arrivano rassicurazioni con il Presidente Yoon Suk-yeol miglior alleato del governo Kishida, a poche settimane dall’incontro dei due a Camp David con Biden per discutere dell’intelaiatura e degli equilibri nella regione.

Aldilà di ogni rivalità politica e polarizzazione è bene evitare disinformazioni sulla storica e solo apparentemente controversa decisione del Governo di Tokyo.

È fondamentale specificare che il percorso di rilascio delle acque di Fukushima durerà oltre dieci anni, prevederà il rilascio di circa 1,34 tonnellate di acqua di acqua già depurata e trattata in oltre 1000 serbatoi per rimuovere la quasi totalità delle radiazioni (fatta eccezione del trizio), rendendone il livello irrisorio e facilmente monitorabile.

Come riferito nelle principali testate, a cui si aggiunge come canale informativo per l’Occidente anche lo storico Japan Times, sia l’Agenzia Internazionale per l’energia atomica (indipendente) sia gli esperti del settore (locali e stranieri) affermano che il processo di smaltimento, secondo le modalità prestabilite ed enunciate, rappresenta una garanzia di sicurezza e coerenza con le azioni intraprese anche da altri Paesi.

Lo stesso Premier Kishida, denunciando attraverso il Ministro degli esteri Hayashi l’ostracismo ed il radicalismo dialettico della Cina, ha deciso di postare sui propri canali un video provocatorio in cui gusta del sashimi appena pescato con gli altri membri del proprio gabinetto.

È bene sottolineare come l’attuale Primo Ministro giapponese, proveniente da una famiglia che visse in prima persona il dramma dell’olocausto atomico e tra gli hibakusha di Hiroshima, abbia meditato a lungo prima dell’ufficialità a procedere allo smaltimento. Il Giappone difatti,seppur apparentemente imperturbabile, soffre ancora il peso dei drammi che hanno animato una storia unica quanto chiaroscurale.