Non è solo doppiaggio, ma identità

di Maria Cristina Ferraro
5 Settembre 2023

Non cessano i dibattiti riguardo l’interpretazione da parte di attori stranieri di personaggi italiani. Indubbiamente la questione – più che esistente – è stata posta sotto i riflettori da Pierfrancesco Favino e non sono mancate opinioni rese da parte di alcuni interpreti e caratteristi stranieri – anche se mancando dichiarazioni da parte “dei diretti interessati – ” tra i quali : Mads Mikkelsen, che se per un verso da – per così dire –  ragione a Favino, dall’altro canto colpevolizza “la mania del doppiaggio” come responsabile della non scelta di interpreti italiani.

Purtroppo la questione è ben diversa e certamente non risolvibile con l’eliminazione del doppiaggio, che tra l’altro rappresenta parte della nostra identità cinematografica e della nostra storia artistica. A riguardo è innegabile rilevare come i nostri doppiatori abbiamo donato una luce e un intensità a diversi personaggi, talvolta rendendoli, indimenticabili e certamente immortali. Qualcuno forse ancora ricorderà l’incontro ai Telegatti del 1991 tra Robert De Niro e il suo storico doppiatore Ferruccio Amendola. Oppure – per i giovanissimi – innegabile è l’emozione che la voce di Luca Ward ha donato a Russell Crowe nel Gladiatore ( e in tantissimi altri personaggi).

Si potrebbe dire che è semplicemente abitudine? No, è tradizione, è identità. Ciò non toglie che i film possono anche esser visti in lingua originale, alcune volte sorprendono altre volte deludono. Ma il problema, va ben oltre.

Di certo, non si vuole sindacare sulle scelte di una produzione e di un regista che ha il sacrosanto diritto di scegliere gli interpreti che meglio rappresenta la linea artistica che si vuole seguire, nè sarebbe stata sollevata la questione se vi fosse una giusta commistione. Ora senza citare i grandi film del passato che vedevano star di Hollywood, attori francesi e italiani insieme perché potrebbe risultare per alcuni anacronistico e “no sense”, può essere fatto un esempio basilare: qualcuno ricorderà il film la Maschera di Ferro, produzione internazionale con protagonista Leonardo DiCaprio che interpretava Luigi XIV, Gabriel Byrne come D’Artagnan ma il tutto era equilibrio e misurato dalla presenza di Gerard Depardieu e Anne Parillaud, che davano lustro ai ruoli che erano chiamati ad interpretare.Il problema è che i nostri interpreti non vengono presi in considerazione, se non come macchiette, messe qui e lì per dare una sorta di credibilità non richiesta di una italianità,non autentica ed analizzata da chi pensa che essere italiani significa tovaglia a quadri e spaghetti con le meatballs.