Il giorno in cui nacque la leggenda di De Gaulle
21 Giugno 2023
“Ma l’ultima parola è stata detta? La speranza deve svanire? La sconfitta è definitiva? No“. Quando tutto sembrava finito, quando le armate del Terzo Reich marciavano sotto l’arco di trionfo e la sagoma di Adolf Hitler compariva ai piedi della Torre Eiffel, lasciando sul campo 80 mila francesi, le parole di Charles De Gaulle, riaccesero una speranza in cui pochi credevano. Non era un politico o un uomo sotto i riflettori, ma l’oscuro sottosegretario alla Difesa Nazionale, chiamato nel momento più cupo per la Francia a gestire le ultime speranze di un governo morente. Tra il Generale nato a Lilla il 22 novembre 1890 e i suoi superiori non ci furono grandi affinità, troppe le differenze di vedute, tante le diversità di idee su come doveva essere organizzata la macchina bellica, e su quello che era – allora – il futuro meccanico della potenza militare. Lo aveva previsto, ma era rimasto inascoltato da quelle ottuse nomenclature ancora arpionate alla grande guerra, dalla quale non avevano imparato nulla, legati com’erano ad una visione idillica e ottocentesca che risentiva ancora dei richiami di quella grande ferita che era stata la guerra franco-prussiana.
Non è un caso che fu proprio De Gaulle a rendersi protagonista di una proposta innovativa e moderna – per l’epoca – quella di creare un esercito professionista e per la sua radicale convinzione di puntare sul carro armato, arma che sarà letale per la Francia nello scontro con la Germania nazista.
Quando la Francia si arrese, firmando quelle tremende clausole imposte per umiliare l’antico nemico della Germania e annichilire il mondo, De Gaulle disse di no, l’unico insieme a Winston Churchill convinto assertore della vittoria finale, come affermo in quel messaggio radiofonico trasmesso dalla BBC il 18 giugno 1940 in cui da Londra – dall’esilio – richiamava alle armi, alla lotta, alla resistenza un popolo. Sua la guida della Francia Libera il cui simbolo la Croce di Lorena, da contrapporre alla croce uncinata del Terzo Reich, rappresentò da Londra prima e da Algeri poi la volontà di riscossa e riscatto contro la Francia arrendevole e collaborazionista di Vichy, che prontamente lo condannò a morte in contumacia.
“I capi, che da numerosi anni sono alla testa delle forze armate francesi, hanno formato un governo. Questo governo, adducendo la sconfitta delle nostre forze armate, ha preso contatto con il nemico per cessare i combattimenti. Certo, noi siamo stati, noi siamo surclassati dalla forza meccanica, terrestre e aerea, del nemico”, afferma il Generale, aggiungendo che “Credete a me, a me che vi parlo con conoscenza di causa, e vi dico che nulla è perduto per la Francia. Gli stessi mezzi che ci hanno sconfitto possono portarci un giorno alla vittoria”. Una certezza che accompagnerà lo spirito della resistenza francese e chiamerà un popolo alla lotta. “ Io, Generale de Gaulle, attualmente a Londra, io invito gli ufficiali e i soldati francesi che si trovano in territorio britannico o che vi si troveranno in futuro, con le loro armi o anche disarmati, io invito gli ingegneri e gli specialisti delle industrie d’armamenti che si trovano in territorio britannico, o che vi si troveranno in futuro, a mettersi in rapporto con me”.
Risponderanno in massa all’appello, ed è quel giorno quando tutto sembrava perso che la stella di Charles De Gaulle iniziò a brillare, fino ad incarnare lo spirito e l’anima stessa di una Nazione che della percezione di se ha fatto la sua grandezza.
De Gaulle fu il grande demiurgo della Francia, il simbolo autentico del bonapartismo che da allora segnerà la storia della Francia fino alla sua scomparsa , restando però come il grande architetto della Francia di oggi.
Tutto ciò che avvenne però parti da lì, da quella scelta di non cedere, non piegarsi, non svendere l’anima della libertà, della Nazione. Gettando un chiaro seme nel cuore degli uomini liberi. La Francia pianse, De Gaulle raccolse le lacrime e ne fece l’arma di quella lotta.
Da quel giorno De Gaulle è la Francia divennero una cosa sola, non l’uomo solo al comando, ma l’uomo in grado di incarnare ambizioni, desideri e nostalgie di un impero e capace di reggerne sulle spalle le paure e i turbamenti in un mondo in grande trasformazione.
Del resto come disse il Presidente Pompidou nell’annunciare la morte del suo glorioso predecessore il 9 novembre 1970: “Il Generale De Gaulle è morto, la Francia è vedova”.
De Gaulle rifiuterà i funerali dei Stato, ma mentre il suo feretro attraversa le strade che lo conducono dalla sua dimora alla funzione religiosa nella cittadina di Colombey su un blindato simbolo della sua grande passione, una folla enorme si raduna per le strade, nelle piazze, sui balconi, sui muri. Nessuno dice nulla, tutto tace, quel giorno la Francia ha la voce strozzata. Un enorme sconfinata coltre di silenzio rispettoso saluta l’uomo che fu la Francia.