Il caos creativo di Guido Mina di Sospiro

di Luigi Iannone
21 Maggio 2017

Chi si appropinqua all’ultimo libro di Guido Mina di Sospiro, Sottovento e sopravento (Ponte alle Grazie, p.200) si trova di fronte ad un percorso spiazzante quasi sin dalla morfologia. La dedica iniziale che precede il racconto è per Stenie, e anche per <<tutti coloro che quando si svegliano di mattina non smettono di sognare>>. Si volta pagina e dal sogno auspicato ci si trova con le prime righe del romanzo infarcite di radici quadrate, numeri e qualche Pi greco. Subito sotto questi simboli e numeri, dunque tutto quanto vi sia di più lontano da un sogno, un esergo di Carlos Fuentes ed uno tratto dalla voce Algebra del Webster’s New World Dictionary of the American Language.

La stessa divisione per capitoli riporta numeri del tipo Capitolo I, Capitolo I1, capitolo III3, Capitolo4 e così via. E poi l’Indice, con l’epilogo, i ringraziamenti, ‘una nota circa il titolo’, l’elenco dei testi citati, …insomma una effervescenza di dettagli e informazioni che raramente si trovano tutti in una sola opera.

D’altra parte l’autore si muove con naturalezza in quella indecifrabile terra di mezzo a cavallo tra saggistica e letteratura. Intenzionalmente, o in maniera forzata, si ritrova sballottato tra più ambiti, …sempre, in ogni sua opera. Non a caso, già nel libro precedente La metafisica del ping pong, la navigazione coinvolgente e disorientante in mare aperto tra i vari generi letterari era stata comprovata da pagine dal sapore didascalico e allo stesso tempo oniriche. Aveva spiegato, per esempio, l’effetto dello spin, cioè la rotazione altissima della pallina, fino a 150 rotazioni al secondo, che viene impressa durante il gioco del ping pong e che rivela una sua intrinseca natura non euclidea. Ma poi, nelle stesse pagine, si era volutamente perso nella descrizione delle emozioni e di febbrili trepidazioni che durano un attimo o l’intera vita.

Qui, come spiega Maurizio Ferraris, nella fascetta che avvolge la copertina di questo suo nuovo libro, riporta in altra chiave questo caos creativo: <<caso, amore e logica: tempeste e terremoti, pietre filosofali e naufragi, gangsters e barbudos, la bella e la bestia, l’isola dei famosi e l’isola del tesoro. Un romanzo filosofico d’azione – come il Candido di Voltaire>>. La ricerca da parte di un irlandese, uno dei protagonisti, di un fantomatico tesoro sepolto grazie ad una mappa di due secoli fa, rappresenta infatti – e come sempre in questi casi – anche altro. Il viaggio in letteratura è sogno che si confonde con l’ascesi perché per il protagonista la ‘cerca’ è anche catarsi, e ciò avviene grazie al continuo rimando a contenuti legati al sogno o ad una indistinta sacralità che si fonde e confonde in continuazione.

La scelta del titolo è in questo senso esplicativa. Il sottovento rappresenta anche la interdipendenza dal sopravento, e infatti definiamo un oggetto sottovento quando si trova riparato da un altro oggetto in sopravento. Entrambi dunque ridefiniscono il tentativo di evasione, metaforicamente dal proprio io che coincide con il subconscio, profondo e irrazionale, ma più concretamente con i convulsi elementi della natura, in questo caso il sopravento e il sottovento.

Un viaggio nei mari e all’interno di se stessi, attraverso la fantasia e la forza evocativa del romanzo che, come abitualmente nelle opere di Guido Mina di Sospiro, non cedono ad una fantasia totalizzante ma ricreano nuove avventure in un ambito che, a prima vista,  fa anche del razionale uno degli elementi imprescindibili. E solo alla fine si scoprirà che questa ‘cerca’ lascia sul campo un vincitore, uno solo tra il razionalismo e il caso.