Quale scuola riparte?

di Redazione
15 Settembre 2020

di Enrico Galoppini

Leggendo le “linee guida” redatte dal Comitato tecnico-scientifico di cui si avvale Governo ed alle quali gli istituti scolastici ed i docenti si atterranno, si ha l’impressione di misure pensate più per un carcere o un sanatorio piuttosto che per ambienti adeguati per i bambini. “Distanziamento”, mascherine ogni tre passi, sanificazione di tutto e tutti. Il bambino teorizzato e trattato come presunto “untore”, e panico innescato al primo starnuto. Il tutto mentre i famosi “numeri” dei “contagi”, delle “terapie intensive” e dei “morti” testimoniano tutto l’opposto di una catastrofe sanitaria in atto.

Ora, se la scuola, in questa società moderna, dovrebbe rappresentare un importante momento della formazione della personalità umana, oltre che essere veicolo di competenze e nozioni, questa scuola, la scuola della “nuova normalità”, è l’esatto contrario di un luogo atto a che ciò possa realizzarsi.

Per quanto riguarda le classi d’età più giovani, queste “linee guida” è assai probabile che si rivelino fonte di stress e di vere e proprie psicosi in una fase cruciale dello sviluppo cognitivo e comportamentale del bambino. Un bambino che – sin dall’inizio di questa “pandemia” dichiarata da un’organizzazione finanziata perlopiù da privati che ha praticamente affermato tutto e il contrario di tutto e che non si capisce come mai certi governi seguono come l’oracolo – è stato il grande assente sulla scena mediatica sulla quale si sono esibiti “esperti” dalle dubbie intenzioni e professionalità.

Del bambino e delle sue esigenze, parliamoci chiaro, non è interessato né interessa niente a nessuno di questi “esperti” in quota politica: a simbolo di tutto ciò si prenda il disquisire, grottesco, sulla possibilità – mentre i proprietari di cani uscivano anche dieci volte al giorno – di consentire la “passeggiata genitore-figlio”. Solo chi ha dei figli sa che cosa ha significato sentire certe affermazioni e vedere certe scene. 

Ed oggi che i numeri della cosiddetta “pandemia”, con le terapie intensive vuote ed i morti che si contano su una mano, sono da prefisso telefonico, a scuola, complici gli allarmismi sui “positivi” ai tamponi, si vuole mandare avanti ancora uno spettacolo indecoroso sulla pelle dei bambini, sfruttando l’inizio del nuovo anno scolastico.

Quale occasione per inscenare “l’efficienza del governo” e la sua “sollecitudine” nel predisporre tutte le misure a protezione e del personale scolastico e dei suoi utenti! Persino l’acquisto di tutti questi banchi “monoposto” o con le rotelle, che comporta una spesa pubblica stupefacente in un comparto nel quale mancava tutto, dalla carta igienica alle risme di carta, s’inserisce in questa farsa che è stata messa su con la scusa della “ripartenza della scuola”. 

Ma regole così (“non possono abbracciarsi, né toccarsi, né prestarsi oggetti eccetera”), impossibili da rispettare a meno che non si voglia mandare tutti al manicomio, o sono state pensare “all’italiana” per essere trasgredite o sono il parto di menti distorte, che intendono perseguire degli obiettivi nemmeno troppo nascosti.

Tra questi, la distruzione della scuola pubblica, o quanto meno il suo abbandono da parte di quelle famiglie che non hanno ancora mandato il cervello all’ammasso e che non si abituano al pensiero di un figlio praticamente in carcere. Ma c’è dell’altro, di più inquietante, perché nemmeno troppo velatamente si caldeggia l’osservanza delle “regole della scuola” anche al di fuori di essa, per cui non si esagera se si afferma che l’ambizione di questi ideologi al servizio della “pandemia” è quella di trasformare tutta la vita del fanciullo secondo i loro schemi paranoici.

Come se tutto ciò non bastasse, su tutte le famiglie che mandano i figli in questa scuola incombe lo spauracchio di “quarantene” e “tamponi” a catena. Sì, perché quella che i media riversano nelle case degli italiani è oramai una “pandemia di tamponi”. Tamponi che diagnosticamente sono inaffidabili ma che vengono fatti in numero crescente perché questo governo ha un estremo bisogno di “malati” inventati di sana pianta. E tutto questo, ignobilmente, sulla pelle dei bambini e delle loro famiglie.

Che dire poi della “didattica a distanza”? Se già non è il massimo per gli studenti delle superiori (costretti pure alla mascherina al banco!), com’è possibile pensare di aggiogare per ore un bambino al computer senza che quello abbia a patirne pedagogicamente ed emotivamente? Avrà o no bisogno dell’assistenza d’un adulto? Pensiamo un attimo perché si potrebbe rendere “necessario” il ricorso alla “didattica a distanza”.

Di nuovo per dei tamponi “positivi” e conseguente chiusura di classi e/o intere scuole. Ma anche nella malaugurata ipotesi di nuovi “lockdown” che un governo disperato potrebbe dichiarare sempre a colpi di “decreti d’urgenza” dalla più che dubbia legittimità ed opportunità, pur di salvare la propria nave che affonda sotto il peso delle catastrofi che ha provocato.

Ultima – ma solo in ordine di tempo perché ne combinerà altre – quella dell’acquisto di milioni di banchi mentre quelli vecchi, ci fanno pure vedere senza vergogna, vengono lanciati prima dalla finestra e poi nella discarica. Ci sarà pure un giudice che vorrà indagare per danno erariale? Si appelleranno, questi demolitori della Nazione italiana e dello Stato, alle magnifiche sorti e progressive garantite dai “fondi europei” (andare alla voce “indebitamento”)? 

Ma qui andremmo oltre lo scopo del presente scritto, anche se è evidente che questa “pandemia”, alla quale i governi aderiscono in maniera entusiastica quando sono in sintonia coi poteri che hanno in odio le Nazioni per favorire un “Nuovo ordine mondiale”, ha molto a che fare con la svendita dello Stato e la ristrutturazione in senso “globalista” delle nazioni, da riprogrammare, sin dalla più tenera età, finanche nei modi di pensare. 

La scuola, che già da troppi anni è diventata la prateria nella quale scorazzano i fautori delle varie “teorie” contro natura, è il campo di battaglia nel quale il pensiero “conservatore” e/o “sovranista” ha l’imperativo categorico di dare battaglia, fino alle barricate. Perché di guerra si tratta. Una guerra dichiarata dai cosiddetti “progressisti” adepti della “rivoluzione permanente”. “Avanguardie dell’inferno” per le quali la preda più ambita e succulenta è l’innocenza del bambino.